Il Revenge Porn: la vendetta sessuale on line è reato.
La denuncia dell’abuso sessuale on line: fondamentale per tenere sotto controllo il fenomeno e trovare strumenti di tutela.
Si è tenuto ieri, martedì 30 giugno, l’incontro, in diretta facebook (https://www.facebook.com/INEDUproject/ ), con Cathy La Torre – Avvocata, attivista per i diritti civili, cofondatrice della campagna “Odiare ti costa” e dello studio Legale Wild Side Human First, sul revenge porn, che è stato riconosciuto in Italia come reato un anno fa, con la legge n. 69 del 19 luglio 2019, cosiddetta “Codice Rosso”.
Ad intervenire oltre Cathy La Torre, Cinzia Spogli – Insegnante e responsabile dei progetti europei dell’Istituto Tecnico Economico Tecnologico Aldo Capitini di Perugia e Sylvia Liuti – Responsabile dei progetti europei del gruppo umbro FORMA.Azione, che da anni si occupa di formazione, welfare, e diritti civili, che ha organizzato l’evento di ieri, nell’ambito del progetto internazionale Erasmus + “IN-EDU – INclusive communities through Media literacy & Critical Thinking EDUcation realizzato con altri 5 partner europei provenienti da Italia, Bulgaria, Francia, Croazia e Slovenia e nato per accrescere la consapevolezza e le capacità di genitori, insegnanti e studenti/studentesse di muoversi tra i contenuti di internet e i social network, potenziando buone pratiche di alfabetizzazione mediatica ed educazione al pensiero critico.
Essere in rete significa esporsi a diverse modalità di comunicazione che spesso possono sfociare in un linguaggio violento, che usa l’identità delle persone, la fisicità, per attaccarle. Le giovani generazioni e gli stessi genitori, non sono preparati all’uso che nel web ed in particolare nei social, può essere fatto di immagini personali e contenuti più o meno privati, da chi malintenzionatamente si presta ad attacchi violenti ed alla divulgazione di contenuti privati.
“È davvero importante sottolineare che è riconosciuto come reato anche il far parte di chat o gruppi in cui vengono diffusi contenuti pornografici – ha spiegato Cathy La Torre – come anche è punito non solo chi per primo diffonde questo tipo di materiale, ma anche chi inoltra poi ad altri il contenuto. Anche la cessione di immagini, in seconda battuta è reato. Il riconoscimento del reato di revenge porn è un monito che serve a mettere in guardia tutti dal non dare spazio anche solo alla curiosità di vedere come funziona una chat del genere. Denunciare poi, da parte di chi è vittima di revenge porn o diffamazione a mezzo web, è importantissimo, oltre che per la propria dignità lesa, anche perché serve a far partire delle indagini necessarie ad avere la misura di un fenomeno che è nuovo ed in continua evoluzione, che va studiato ed approfondito in modo che oltre alla punizione, si possano trovare le modalità per bloccare sul nascere la diffusione di materiali privati e lesivi della persona e controllare i processi che sottendono questo uso del web, per trovare strumenti di tutela per gli utenti. Ad oggi Telegram è il social network più diffuso tra i giovani e giovanissimi/e, permette di essere usato in completo anonimato, senza fornire né dati personali né recapito telefonico. L’anonimato fa di Telegram terreno fertile per coloro che vogliono scambiarsi materiale pedopornografico o vendicarsi di un ex partner diffondendo immagini private”.
Il reato di revenge porn è stato introdotto al fine di contrastare la diffusione di foto e video hard realizzate con il consenso dell’interessato, che vengono divulgate però senza nessuna autorizzazione, andando a ledere la privacy, la reputazione e la dignità della vittima. Il “Codice Rosso” è uno strumento giuridico prezioso, che riconosce finalmente la necessità di tutelare le vittime di violenza su internet e che prevede una reclusione fino a 6 anni e multe da 5mila a 15mila euro.
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