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Posted on Giu 1, 2022

Alla Festa del Rinascimento di Acquasparta (Tr), in Umbria, dall’11 al 26 giugno è protagonista la cultura

Con un ricco calendario di incontri e conferenze che porranno al centro della riflessione il rapporto tra l’uomo, la natura e la ricerca scientifica

Riflettori puntati sul ruolo storico dell’Accademia dei Lincei e del principe Federico Cesi, ideatore dell’opera rimasta incompiuta “Theatrum Totius Naturae”

La Festa del Rinascimento, in programma ad Acquasparta, in Umbria, dall’11 al 26 giugno, celebra, attraverso rievocazione storiche, momenti di convivialità e occasioni di approfondimento culturale, l’arrivo in città del principe Federico Cesi, esponente di spicco della cultura scientifica di primo Seicento, che fu tra i quattro fondatori, nel 1603 a Roma, del sodalizio noto come Accademia dei Lincei.

Dopo il matrimonio nel 1614 con Artemisia Colonna, figlia di Francesco principe di Palestrina, di cui rimase vedovo due anni dopo risposandosi con Isabella Salviati, Federico Cesi si stabilì per qualche tempo nella residenza di famiglia ad Acquasparta, il cinquecentesco Palazzo Cesi, dove convenivano i Lincei, soci dell’Accademia, tra cui il matematico, fisico e astronomo Galileo Galilei.

Per celebrare il forte legame tra Acquasparta e la figura di Cesi, annoverato tra i primi fautori dell’astronomia post-copernicana, appassionato cultore di scienze naturali e, in particolare, di botanica, la Festa del Rinascimento sceglie per l’edizione 2022 il titolo “Theatrum Totius Naturae”, in omaggio all’opera enciclopedica iniziata dal Cesi, che aveva l’ambizione di abbracciare tutto il sapere legato alla natura, e propone un nutrito calendario di appuntamenti culturali ambientati negli spazi interni ed esterni  della storica dimora gentilizia di Palazzo Cesi, i quali metteranno in luce l’importante contributo dato dall’Accademia dei Lincei allo sviluppo degli studi scientifici, filosofici e naturalistici nella temperie culturale del tardo Rinascimento e del Seicento.

Si comincerà domenica 12 giugno alle ore 18, con la conferenza sul tema “Il Rinascimento fra magia, filosofia naturale e scienza”, la quale, con l’intervento di Flavia Marcacci, docente di Storia del Pensiero Scientifico presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense, tratterà dei mutamenti nella relazione con la natura come oggetto di conoscenza mettendo in luce la portata innovatrice dell’opera dell’Accademia dei Lincei e del pensiero del duca Cesi; nella giornata di mercoledì 15 giugno alle ore 17,  si parlerà di un argomento legato al patrimonio artistico locale con la presentazione, a cura degli autori Romano Cardella, Mauro Masci e Riccardo Picchiarati, del libro “Le tavole Gnoli e la Statua della Madonna della Stella di Acquasparta”, secondo volume della collana editoriale “Biblioteca di Storia Locale” a cura dell’Associazione Culturale Lynks.

L’incontro previsto giovedì 16 giugno alle ore 18, sul tema “L’arte che descrive: dalle Tabulae Phytosophicae alla fotografia naturalistica”, partirà dall’opera ideata da Federico Cesi, intitolata Theatrum Totius Naturae”, di cui le “Tabulae Phytosophicae”, rappresentazioni di soggetti botanici considerate il primo trattato di botanica generale che si sia scritto, costituivano un’importante parte.  Dall’introduzione di Marta Andreucci, insegnante e storica dell’arte, si passerà al contributo di Federica Chiodi, insegnante di discipline pittoriche, per passare poi all’intervento di Riccardo Mattea, zoologo, fotografo e Guida Ambientale Escursionistica, che illustrerà le caratteristiche della fotografia naturalistica mettendone in evidenza le finalità e compiendo così un ideale salto di quattro secoli dalle rappresentazioni lincee.

Rinascimento

Il calendario culturale proseguirà sabato 18 giugno, sempre alle ore 18, con una conferenza  intitolata “Il Natural desiderio di sapere e lo spazio di libertà: Giordano Bruno, Tommaso Campanella e i Lincei”, in occasione della quale Marco Moschini, docente di Storia della Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Perugia,  guiderà i presenti in un breve viaggio che illustrerà filosofi e studiosi tra loro contemporanei, accomunati dallo slancio conoscitivo, espressione di libertà, e dal limite imposto dal contesto storico politico dell’epoca.

Il protagonista dell’incontro previsto il giorno seguente, domenica 19 giugno, alle ore 17.30, sarà invece Galileo Galilei, matematico, fisico e astronomo, che entrò a far parte dell’Accademia dei Lincei, e che fu ospite del Cesi ad Acquasparta. In particolare, Silvia Bevilacqua e Nicol Martini offriranno una lettura teatrale di “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, opera del novecento che presenta magistralmente la grande figura dello scienziato Galilei Galileo. Il testo, scritto in un lungo arco di tempo durante il quale il mondo conoscerà anche l’orrore dell’atomica, ci interroga sul ruolo della scienza, sulla libertà di ricerca, sul suo legame con la verità, la società ed il progresso.

Nella giornata di venerdì 24 giugno, a partire dalle ore 18, saranno proposte al pubblico le incursioni sonore e letterarie condotte e interpretate dall’attore e regista Massimo Manini e dal titolo “Vivere d’essenza – L’idea nuova di natura, da Federico Cesi a Henry David Thoreau”. Thoreau, filosofo, scrittore e poeta statunitense vissuto nel 1800, elaborò un suo proprio pensiero sulla natura come oggetto di pratica filosofica, fonte di benessere e soluzione esistenziale per il destino dell’uomo. Massimo Manini condurrà, quindi, i presenti in una suggestiva escursione “spazio-temporale”, agìta in un luogo che è perfetto per questo ponte gettato tra i boschi del Massachusetts e il Giardino di Palazzo Cesi in Acquasparta, e che vide ancora prima del filosofo Thoreau, la nascita di una visione umanistico-naturalistica che cambiò da lì a poco il destino della scienza: l’Accademia dei Lincei. Un viaggio quindi nelle differenti e distanti “idee di natura”, per indagare con l’aiuto delle opere del poeta americano, sul rapporto degli uomini con essa.

Il penultimo appuntamento del nutrito programma culturale della Festa del Rinascimento 2022 avrà luogo sabato 25 giugno, alle ore 17.30, con una conferenza sul tema “Archeologia Arborea: biodiversità frutticola tra storia, paesaggio e arte rinascimentale”,  con l’introduzione di Beti Piotto, agronoma ed esperta di biodiversità vegetale, e il contributo di Isabella Dalla Ragione, agronoma e presidente della Fondazione Archeologia Arborea, il cui progetto nasce dalla ricerca e dalla salvaguardia  delle antiche varietà di piante da frutto, rintracciate conducendo indagini in poderi abbandonati e giardini monastici, avvalendosi delle testimonianze artistiche del Rinascimento, studiando documenti e raccogliendo le memorie degli anziani agricoltori, e facendo infine confluire questo straordinario patrimonio genetico e culturale nel “frutteto collezione” creato a San Lorenzo di Lerchi nel comune di Città di Castello (Pg).

Il ricco calendario si concluderà con il concerto di musica barocca  “Alla Guerra d’amore”, in programma domenica 26 giugno alle ore 17.30, in occasione del quale “La Selva Ensemble di Musica Antica”, composto da  Riccardo Pisani,voce, da Carolina Pace al flauto dolce e Michele Carreca alla tiorba e chitarra barocca, presenterà un programma di musica italiana del periodo che coincide con la vita di Federico Cesi; si tratta, ,in particolare, di  musica a voce sola e basso continuo che si impone tra la  tra la fine del ‘500 e le prime decadi del ‘600 come la principale novità che, partita dall’Italia, conquisterà velocemente tutta l’Europa. Sarà proposta un’ampia selezione di brani vocali e strumentali che  ben rappresentano la ricerca dell’effetto sensazionale e meraviglioso da un lato, la profonda commozione ispirata al teatro greco e alla poetica degli affetti dall’altro.

Per maggiori informazioni

Tel. 347 6503053

info@ilrinascimentoadacquasparta.itwww.ilrinascimentoadacquasparta.it

Michela Federici

Approfondimenti:

Federico Cesi

Federico Cesi (1586-1630) era un patrizio umbro-romano, appassionato studioso di scienze naturali, soprattutto di botanica. Per promuovere e coltivare questi studi naturalistici, egli fondò a Roma nel 1603 un sodalizio con tre giovani amici, l’olandese Giovanni Heckius (italianizzato in “Ecchio”), il marchigiano Francesco Stelluti e l’umbro Anastasio de Filiis, denominando la loro compagnia come Accademia dei Lincei, per l’eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince, un felino di ancor non estinta specie, preso a simbolo della dotta compagnia di studiosi. Oggetto del suo studio, nel disegno del Cesi, erano tutte le scienze della natura, da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità. È questa la gran novità che caratterizza fin dal loro nascere i Lincei, tra la folla di Accademie di cui fu ricca la società italiana del Cinquecento e Seicento: l’interesse portato essenzialmente sulle scienze della natura (la più parte di quelle di altre Accademie era invece letteraria e parolaia), e un atteggiamento di rispetto ma non di vincolo nei confronti della precedente tradizione aristotelico-tolemaica, che la nuova scienza sperimentale rimetteva talora in discussione.

Accademia dei Lincei

Il 17 agosto 1603, Federico Cesi riunisce nel palazzo di famiglia, in via della Maschera d’Oro a Roma, gli amici il ternano Anastasio de Filiis, il marchigiano Francesco Stelluti e l’Olandese Johannes van Heeck, con i quali fonda l’Accademia dei Lincei, così denominata per l’eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince, preso a simbolo della dotta compagnia di studiosi. Oggetto del suo studio, nel disegno del Cesi, erano tutte le scienze della natura, da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità. È questa la gran novità che caratterizza fin dal loro nascere i Lincei, l’interesse portato essenzialmente sulle scienze della natura e un atteggiamento di rispetto ma non di vincolo nei confronti della precedente tradizione aristotelico-tolemaica, che la nuova scienza sperimentale rimetteva talora in discussione. La vera essenza ideologica del sodalizio linceo viene espressa nel Lynceographum, l’ampio statuto programmatico del giovane nobile, ripetutamente sottoposto al giudizio e alle correzioni degli altri “fratelli”.  Finita la costruzione del Palazzo Cesi ad Acquasparta, Federico “il Linceo” nel 1604, si ritira sconfortato e deluso dall’atteggiamento del padre, intollerante e assai poco comprensivo nei confronti delle attività dell’Accademia dei Lincei. Una volta superata la fase critica, i quattro fondatori dell’Accademia, riprendono a riunirsi nelle sale del palazzo e, dopo il 1618, Federico vi stabilisce la propria dimora.

Theatrum Totius Naturae

Il Theatrum totius Naturae, progettato da Federico Cesi il Linceo intorno al 1615, doveva configurarsi come una sorta di grande Enciclopedia storico-naturalistica del cosmo e farsi manifesto, al tempo stesso, di una nuova filosofia della natura (Speculum rationis). Articolata in varie sezioni, dalla fisica alla cosmologia, dalla meteorologia alla biologia e alla bibliografia, quest’opera grandiosa non poté essere realizzata per intero nel breve arco di vita di Federico Cesi. Recentemente presso l’Institut de France di Parigi sono state scoperte più di mille carte preparatorie redatte da Cesi per il suo Theatrum, che ancora oggi risultano di singolare importanza. Fra queste sono conservati i preziosi disegni delle «piante imperfette» studiate dal Princeps. Con questa categoria egli si riferiva a funghi, felci e fossili, corpi «mutilati» che difettavano delle caratteristiche tipiche delle altre forme di vita e che risultavano di difficile classificazione. Questi organismi erano interessanti soprattutto perché mancavano di un visibile apparato riproduttivo con cui poter spiegare la loro genesi. Per indagare quello che considerava un misterioso segreto della natura e della vita, Federico utilizzò uno strumento a lui pervenuto da Galilei, il microscopio. Questo «occhialino», che non si confaceva allo sguardo di Galileo, in quegli anni rivolto al cielo, si adattava perfettamente alle ricerche degli altri accademici, interessati soprattutto alla biologia.

Palazzo Cesi ad Acquasparta (Tr)

Cinquecentesca dimora di una tra le famiglie illustri e prestigiose umbre-romane e sede nei primi anni del XVII sec., dell’attività scientifica del Principe Federico Cesi II detto il Linceo e della prima Accademia dei Lincei. Acquasparta, fu centro di un feudo che nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottennero da Pier Luigi Farnese. La costruzione del Palazzo Cesi cominciò nel 1561 per volere del Cardinale Federico I sul luogo di una rocca distrutta nei primi anni del XVI secolo nel corso delle guerre fra Todi, Terni e Spoleto e di cui utilizza le torri, uniche strutture superstiti. I lavori si conclusero intorno al 1579 anno del matrimonio di Federico Cesi figlio di Angelo Cesi e Beatrice Caetani, nipote di Gian Giacomo e Isabella d’Alviano, con Olimpia Corsini. Dal 1565 è documentato come architetto del palazzo, il milanese Giovan Domenico Bianchi. L’esterno, di aspetto nobile e sereno, è animato dal grande portale a bugne molto rilevate sulla cui sommità si innestano la loggia in pietra e una serie di finestre con gli stipiti di travertino. Il prospetto si articola verso la piazza F. Cesi con due robusti avancorpi laterali e all’interno verso il giardino è coronato da una elegante loggia a due piani. Nel cortile antistante si trova l’orto botanico e la torretta dove il principe era solito ritirarsi. Nel palazzo si accede dall’androne agli ambienti del piano terra, dal portico con una scala anticamente ornata di statue dentro le nicchie si sale al piano nobile in cui affreschi e soffitti lignei a cassettoni con intagli testimoniano ancora oggi la ricchezza della decorazione delle sale, realizzati probabilmente su disegni di Giovanni Domenico Bianchi e forse ispirati a quelli di palazzo Farnese a Roma, sono da considerarsi tra gli esempi più importanti di questo altissimo artigianato in area romana. Nei cassettoni del salone sono intagliate figure di Ercole, putti, trofei d’armi e mascheroni e in quello centrale un grande stemma dei Cesi sorretto da due figure di Vittorie. I fregi ad affresco celebrano la famiglia Cesi ispirandosi alla vite di Plutarco ed esaltano le virtù militari di Gian Giacomo e di Angelo Cesi e la personalità di Paolo Emilio, primo cardinale della famiglia, uomo ricchissimo, colto e potente. Per la decorazione degli ambienti al piano terreno di destinazione privata si ricorse al ricchissimo patrimonio della mitologia soprattutto alle Metamorfosi di Ovidio. Tra le decorazioni pittoriche è ben visibile lo stendardo con l’emblema dell’Accademia, cioè la lince contornata da una corona d’alloro, simbolo della ricerca scientifica e della proverbiale acutezza di vista della lince, ed invito a non fermarsi alle apparenze sensibili della realtà. I documenti e i caratteri stilistici hanno consentito di identificare il responsabile degli affreschi con Giovan Battista Lombardelli un pittore di origine marchigiana dalla pittura ricca di piacevoli effetti e di gustoso senso narrativo che proprio in quegli anni trovò fortuna a Roma lavorando nei Palazzi Vaticani e in molte chiese romane. Fra il 1618 e il 1624 Federico il Linceo fece decorare al piano terreno “la sala di Callisto” con le storie della ninfa amata da Giove e trasformata da Giunone in orsa. La scena al centro della volta con Diana e Callisto deriva dal modello illustre del dipinto di Tiziano ora esposto a Vienna. Federico fece inoltre dipingere nelle stanze delle targhe con iscrizioni e motti in latino, greco ed ebraico in cui esprime i suoi ideali di ricerca, una epigrafe che sovrasta l’architrave di una delle porte della sala della “genealogia dei Cesi” sede delle riunioni del 1609, esprime quasi fosse il suo testamento spirituale, l’idea di un rinnovamento culturale basato su profonde convinzioni di ordine etico ed epistemologico. Intessuta di mitologie e storie romane di trionfi e allegorie di emblemi, la decorazione che arricchisce palazzo Cesi costituisce uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria del periodo di rinascita del mondo cortese del cinquecento. All’inoltrato settecento risale infine la decorazione della cappella che per i caratteri architettonici va riferita al Romano Niccolò Ricciolini (1687-1772). Molto interessante nella sala del trono un enorme camino, dove il Principe era solito dissertare sulla conoscenza scientifica con i suoi ospiti, fra i quali l’illustre Galileo, che nell’aprile 1624 fu ospite a Palazzo. Nell’arredo spiccano due importanti tele “Mosè e le figlie di Jetro” di Matteo Rosselli (Firenze 1578-1650) e la “Fuga di Lot da Sodoma” di un pittore fiorentino suo contemporaneo. Disabitato per lungo tempo, utilizzato per ospitare i senzatetto nel dopoguerra l’edificio fu infine acquistato nel 1964 dall’università di Perugia.

Carsulae – Area Archeologica

L’area archeologica di Carsulae comprende le rovine del municipio romano, pianificato in età augustea, sorto ai lati della via Flaminia, presso San Gemini e Acquasparta, località note sin dall’antichità per le loro fonti di acque minerali. Restano visibili ai visitatori i resti dei principali monumenti pubblici, civili e religiosi: la Curia e i templi Gemini – affaccianti sul foro –, la basilica, il teatro e l’anfiteatro, questi ultimi lungo la via Flaminia, che entrava in città attraverso il monumentale arco di San Damiano. Il tratto urbano della strada formava il cardo maximus, lastricato con basoli di pietra calcarea e munito di marciapiedi e di canalizzazioni per lo scolo delle acque. Monumenti funerari sono visibili a nord dell’arco di San Damiano, mentre nella zona opposta è un impianto termale. Testimonianza della diffusione del cristianesimo è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricavata in epoca medievale da un preesistente edificio romano lungo la Flaminia (https://carsulae.site/ ).