Laboratorio diffuso di design a Milano
Un laboratorio declinato al plurale. Perché il cuore della design factory Leftover pulsa in un ambiente condiviso di duecento metri quadrati sul piano strada per la lavorazione dei materiali. Qui ruotano tanti sperimentatori che pensano e fanno.
Siamo sull’asse meneghino allungato verso sud-ovest e racchiuso tra Naviglio Grande e Porta Genova, in quel nuovo spazio polifunzionale che si chiama Base, progetto di recupero post-industriale nell’ex area delle acciaierie Ansaldo. È la nota via Tortona, anima dell’industria degli anni ’60 e oggi crocevia di designer e artisti di mezzo mondo. «Tutto è nato nel 2012, dopo la Biennale di Architettura a Venezia. Pensiamo e realizziamo su misura armadi, sgabelli, consolle, tavoli complementi di arredo, superfici verticali con fascia obliqua. Alla base c’è tanta ricercatezza, studio, unicità», racconta Raffaella Guidobono, 50enne designer e giornalista, milanese di nascita e palermitana di adozione, una laurea in lettere moderne, una passione per la fotografia e la scrittura, curatrice indipendente di mostre in decine di Paesi del mondo e da vent’anni consulente per Moleskine.
Insieme a Alfred von Escher ha messo in piedi questo studio di progettazione e design. Scaffali unici realizzati in compensato, resina epossidica, ferro, vetro. E poi prototipi di illuminazione, cuscini in pelle superflat. La firma distintiva è in un elemento geometrico cardine, ovvero il trapezio, un riferimento come forma di partenza. «La superficie viene disegnata da zero ogni volta. C’è uno strato di cemento colorato coi pigmenti. Il prodotto è molto materico e traspare dal passaggio di resina». I mobili si sposano con l’arredo